FONTE: https://www.sacchettiditessuto.it
Dall’India al Perù, dall’oriente all’occidente, il cotone è la pianta dai mille usi che fin dall’antichità viene coltivata, lavorata e apprezzata in ogni angolo del mondo.
La fibra di cotone infatti è la più utilizzata insieme alla lana e la pianta da cui proviene, lavorata ormai da molti secoli, è una delle poche che l’uomo coltiva intensivamente per scopi diversi da quelli alimentari.
La storia della pianta e del suo utilizzo
Quella del cotone è una storia millenaria. I primi segni della sua presenza risalgono infatti a 9000 anni fa. È in quell’epoca così remota che sono stati rinvenuti i primi semi della pianta, nella valle dell’Indo. La sua denominazione latina Gossypium deriva dall’egiziano Gossypion e ancora oggi è il termine scientifico utilizzato per indicare il cotone.
È una pianta presente in molti continenti, compresa l’America, dove i Maya, gli Atzechi e gli Incas lavoravano e usavano ampiamente questa fibra già migliaia di anni prima della nascita di Cristo. Infatti gli archeologi hanno rinvenuto capsule e tessuti in cotone che risalgono al 5800 a.C. In Europa, invece, il cotone è arrivato inizialmente in Grecia e sono stati gli arabi a portarlo nel nostro continente, intorno al 350 a.C., durante l’impero di Alessandro Magno (Fonte: Sito di Architettura Tessile del Politecnico di Milano Membrane e scocche per l’architettura diffusa).
Nei secoli successivi e fino al 1400, in Europa il cotone resta un prodotto d’importazione di lusso, acquistando più importanza soltanto dopo la scoperta dell’America. Infatti, una volta giunti nel Nuovo Continente, gli europei trovano un’antica tradizione di coltivazione e lavorazione del cotone. Poi, con l’invenzione della macchina sgranatrice, il costo e il tempo di produzione di questo materiale si abbassano molto, così il cotone si diffonde anche nel Vecchio Continente. Purtroppo però la sua storia è indissolubilmente intrecciata con quella della schiavitù: nel 1600 in Louisiana nascono le prime grandi piantagioni di cotone, dove gli schiavi sono costretti a raccogliere le piante destinate ad essere lavorate.
L’industria del cotone, come la conosciamo noi oggi, inizia a prendere piede solo dopo l’invenzione del telaio meccanico e della macchina a vapore, che hanno velocizzato anche la procedura di raccolta dei semi.
Attualmente il cotone viene usato soprattutto nel settore tessile, dove si possono trovare varietà di capi di abbigliamento o di imballaggi in tessuto sia di cotone naturale grezzo che di cotone colorato, e della pianta non si butta via praticamente nulla, infatti viene usata in molti modi:
- dalla fibra si producono cotone idrofilo e ovatta;
- dai semi si ottiene olio per usi alimentari;
- dalla cellulosa, trattata con composti di azoto, si possono ottenere esplosivi come il fulmicotone
Il cotone è un materiale che non ha bisogno di particolari cure e a differenza di altri tessuti come lana e seta, non viene attaccato dalle tarme. Il colore cambia a seconda della provenienza: nelle zone egiziane è giallastro, in quelle americane la fibra è bianca, mentre in quelle asiatiche ha un colore bruno-rossastro. Come il colore, anche la lunghezza della fibra varia tra i 60 e i 10 mm a seconda del territorio.
Lavorazione del tessuto
Il processo di lavorazione inizia con la raccolta dei semi, che vengono inseriti nella macchina sgranatrice per eliminare foglie, polvere, terra e separare da queste la fibra, che viene raccolta in grandi balle. In seguito queste balle passano in un’altra macchina, che ricava segmenti di fibra lunghi qualche centimetro, a loro volta arrotolati per formare fili, che possono essere usati per ottenere tessuti.
Una versione molto resistente e robusta del cotone è il cotone canvas, un materiale pesante e molto protettivo fabbricato con filati ritorti in ordito e trama. I primi jeans venivano cuciti proprio con questo tessuto.
Quando il cotone viene invece filato insieme ad altre fibre, si ottiene il cotone mélange che, di solito, nasce dalla lavorazione di filati misti naturali e quindi si presta bene al confezionamento di cosmetici naturali, profumazioni e prodotti di bellezza bio.
Perché preferire il cotone agli altri tessuti?
Il cotone è un tessuto naturale al 100% biodegradabile, ecologico, riciclabile, con una composizione al 95% di cellulosa. È un materiale leggero, morbido e ha elevate proprietà di assorbimento, ma è anche resistente e quindi perfetto per trasportare oggetti delicati senza il pericolo di rovinarli. Il cotone è anche:
- ipoallergenico e quindi può essere utilizzato da chiunque;
- permeabile all’aria e traspirante;
- un tessuto che agevola la dispersione di calore corporeo, quindi è un ottimo materiale per confezionare capi di abbigliamento per ogni stagione.
Distinzione tra cotone e TNT: quale preferire?
Ormai il cotone è famoso e utilizzatissimo nel mondo del packaging, ma sempre restando in competizione con altri tipi di tessuto, come il Tessuto Non Tessuto (TNT). In realtà il TNT, anche se simile nell’aspetto, non è propriamente un tessuto, ma un prodotto industriale ottenuto con procedimenti diversi dalla tessitura. Negli ultimi anni ha trovato tanti utilizzi diversi perchè è resistente nel tempo, versatile ed economico, tanto che vengono creati prodotti che mescolino cotone e tnt per realizzare prodotti estremamente durevoli.
Cotone o TNT: qual è il miglior tessuto da utilizzare? Non è semplice dare una risposta perché ogni materiale presenta vantaggi e svantaggi da prendere in considerazione in base all’utilizzo che se ne deve fare. È in particolare con la recente emergenza scatenata dall’epidemia di Covid-19, che ha richiesto dispositivi di protezione da parte della popolazione, che abbiamo iniziato a chiederci quale tessuto sia il migliore e se preferire mascherine protettive usa e getta in TNT oppure mascherine di cotone.
Le mascherine in TNT sono quelle chirurgiche, che riducono il rischio di diffusione del virus perché limitano la fuoriuscita di saliva di coloro che potrebbero essere infetti, tuttavia è poco gradevole da portare e possono essere utilizzate solo una volta. Il fatto di essere usa e getta però si sta rivelando molto più dannoso di quanto ci si aspettasse, perché porta ad un accumulo di rifiuti esorbitante con possibili risvolti negativi sull’ambiente, soprattutto se vengono abbandonate in strada piuttosto che risposte negli appositi cestini dell’immondizia.
Le mascherine filtranti in cotone invece sono molto più ecologiche, perchè il cotone può essere lavato e riutilizzato per molto tempo, e sono più gradevoli da indossare, perchè più morbide e profumate. Anche noi abbiamo scelto di produrre mascherine filtranti doppio strato in cotone per poter fare la nostra parte in questo periodo di emergenza. Nonostante le mascherine in cotone non rappresentino un presidio sanitario, utilizzando delle mascherine di cotone naturale doppio strato molto serrato con lembo esterno in cotone idrorepellente è possibile filtrare ugualmente il passaggio microbico e quello delle goccioline di saliva espulse con starnuti o colpi di tosse. Una valida alternativa ecologica alle mascherine usa e getta da poter utilizzare per protezione personale per non diffondere il virus, anche se non sui luoghi di lavoro.
Come riutilizzare un tessuto in cotone
Il cotone è un tessuto che si può riciclare in molti modi. Per esempio, se hai a casa un sacchetto in cotone naturale che non utilizzi da tanto tempo, perché non trasformarlo in un piccolo e semplice portachiavi? Basterà tagliare un pezzo di sacchetto, imbottirlo di ovatta, ricucire ed inserire il gancio per le chiavi.
O ancora, se hai una shopper in cotone che non usi più, potresti tagliare i manici, inserire un cuscino e ricucire. In questo modo ti otterrai una nuova federa copri cuscino.
Curiosità
Non tutti sanno che esistono differenze tra l’ovatta ricavata dal cotone ed il cotone idrofilo. L’ovatta di cotone, molto impiegata nelle imbottiture per arredamento o abbigliamento, è un feltro soffice e di scarsa consistenza. Si fabbrica mischiando ritagli sfilacciati di cotone, fibra vergine e i cascami ripuliti.
Il cotone idrofilo è invece un prodotto che è stato sottoposto a processi di lavorazione come cardatura e candeggio per renderlo adatto ad assorbire meglio l’acqua. Se sterilizzato, il cotone idrofilo viene usato anche in ambito sanitario.
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